Saturday, January 10, 2009

a volte..


A volte
Simone de Beauvoir diceva “Non nasciamo bianchi o neri, diventiamo, a volte, bianchi o neri”. A volte. Qualche volta mi chiedo chi sono. È una domanda strana. Mi alzo e mi guardo allo specchio e mi faccio questa domanda: chi sono? Quello che vedo, quello che credo di conoscere o quello che mi riportano gli occhi degli altri? Cerco sempre di essere me stesso, ma mi rendo conto di come sia difficile. Vivere con se stessi non è mai facile, vivere con gli altri ti porta sempre a farti questa domanda. Ragazzo di colore, nero, negro? Parole. Io mi chiamo Cleophas Adrien Dioma. Cleophas è il nome che mi ha dato mio nonno. Nella cultura della mia etnia è il nonno che dà sempre il nome al primo figlio del suo primo figlio. È così che ho ereditato questo nome. Adrien me l’ha dato mia mamma. Mi ha raccontato che quando frequentava il collegio dove studiava per diventare insegnante vedeva sempre il figlio della direttrice, Adrien, ben vestito, molto educato, che tutte le volte che la incontrava diceva sempre con il sorriso: “Bonjour Mademoiselle”. Il suo sogno era avere un figlio come lui. Dioma me l’ha dato mio padre. È il nome della nostra famiglia. Non ho mai mai saputo cosa volesse dire. Non l’ho neanche mai chiesto. So che mi chiamo così, e basta. A scuola mi ricordo che mi chiamavano tutti Dioma. A casa le mie sorelle mi chiamavano Cle, gli amici Cleo. Sono cresciuto con nomi diversi. Poi ho viaggiato, incontrato altre persone e ho scoperto che sono anche “nero”. Qualcuno mi chiama “extracomunitario”, qualche volta “negro”. Chi sono? Questa domanda mi porta ad una riflessione che ha fatto lo scrittore mozambicano Mia Couto sulle ultime elezioni in America: "Negli Stati Uniti Obama è nero, in Africa sarebbe considerato mulatto". In Europa? Mi ricordo che Yannick Noah, il giocatore di tennis, era francese quando vinceva, franco-camerunense quando perdeva. Molto semplice: bastava far uscire la parte "negativa" dal suo essere. La parte africana. Per noi, Obama è la somma di tutti quelli che hanno lottato per la libertà dell'essere umano, per l'uguaglianza tra i popoli, per l’equità tra il bianco, il nero, il giallo... partendo da Martin Luther a Nelson Mandela, da Malcom X a Thomas Sankara. E' la somma di tutti quelli che siamo, di tutto quello che vorremo essere. E' la possibilità. La sua vittoria può portare una persona come me a ritornare ad essere Cleophas Adrien Dioma. A sperare nelle mie capacità, a non pensare più che il colore della mia pelle e la mia origine possano essere un handicap. E soprattutto ad immaginare "un giovane, bello, abbronzato italiano".
Cleophas Adrien Dioma

6 Comments:

At 7:36 AM , Blogger marzia bisognin said...

ciao, ti scrivo queste due righe per dirti che la cosa che hai scritto sulla "sordità" degli antirazzisti, e della pericolosità del vivere immedesimandosi negli altri (o credendo di farlo) anzichè immedesimarsi in sè stessi, è una delle cose più interessanti che ho letto da lungo tempo. Altro che bla bla "come siam buoni, aperti e intelligenti".... Non so quale sia la fonte del testo, io l'ho ricevuto su facebook
dunque, grazie
Marzia Bisognin

 
At 3:59 AM , Blogger carmen said...

Complimenti per l'introduzione di simone di beauvoir.
Ho letto il tuo articolo su arcoiris, relativo agli antirazzisti. E' giusto ed è sbagliato. Le argomentazioni sono pressappoco quelle di malcom x, ma il tema andrebbe sviluppato. Io appartengo a un'area liberale e sono sposata con un africano e ti dico: non conta cosa sei, ma come ti muovi per gli altri. Siate più clementi con gli antirazzisti, senza sconti, ma accogliendo anche i loro sogni, se possono essere d'aiuto.

 
At 10:39 AM , Blogger Stefania - The Italian Backpacker said...

Ciao Cleo, ci siamo sentiti prima su facebook. Ho trovato questo tuo post, ora mi accorgo che è di un anno fa.

La relatività di una definizione e l'esserne coscienti è quello che ci permette di andare al di là delle barriere. Quando capisci che un bianco per un africano è a tutti gli effetti "di colore" (che orrore questa parola, ma è quella ancora in uso in questo barbaro paese), allora ti rendi conto di cosa sia la diversità e che colpisce tutti con vari gradi e varie sfumature.
Che Barack Obama venga definito "nero" in America (conseguenza della "one-drop rule" principalmente) e che invece lo si pensi come un "mulatto" in Africa rende l'idea di quanto i colori siano relativi. Mi ha sempre colpito il fatto che in Inghilterra un maghrebino non è considerato nero, ma neanche bianco. E' una via di mezzo, è un "arabo". Lo stesso vale per un latino-americano in America: non conta certo la tonalità della pelle che può andare dal bianco europeo al nero dei discendenti degli schiavi africani, ma è comunque un "latino", che per definizione è un "non bianco". I colori sono stabiliti dai bianchi e comprendono: "noi", di color rosa, e tutto il resto (che poi dico noi ma chissà che per qualche americano un italiano non sia gà un non-bianco). Allora di fronte a tutta questa relatività e diversità, io opterei per la neutralizzazione del colore della pelle, cioè auspicherei che venisse considerato come quelle qualità fisiche più neutre come l'altezza o il colore degli occhi. Ci sono gli alti e i bassi, quelli con gli occhi marroni e quelli con gli occhi di un miscuglio di colori indefinibile (come i miei!).

Ho letto anche il tuo articolo sugli anti-razzisti e sono un po' d'accordo con Carmen. Mi ricorda molto Malcolm X. Nel film di Spike Lee una ragazza bianca lo ferma per chiedergli che cosa possono fare i bianchi antirazzisti per migliorare le cose e sensibilizzare la gente, lui risponde con disprezzo che non possono fare assolutamente niente. Ecco, io in quel punto ho fermato il DVD e ho dovuto fare molti respiri profondi, perché mi sono sentita in causa. La cosa più brutta è che coloro che vivono per imposizione in una sorta di ghetto metaforico si ostinino a tenerlo chiuso.

 
At 3:45 AM , Blogger luigi said...

vorrei contattarti per un'intervista grazie, luigi 3487081780

 
At 5:39 PM , Blogger wabes said...

Ha fatto circolare notizie di te la mia amica Gabriella di "Les Cultures" e così t ho cercato su blogger, e t ho trovato. Questo post e un'altra cosa tua che ho letto sono epici, ma nel senso che celebrano le origini, la famiglia, i sogni e gli arrivi. Complimenti. Walter

 
At 4:20 AM , Blogger Emilia said...

Ho pubblicato sul mio blog un tuo pezzo che ho trovato su Migrantes e che ho molto apprezzato. Spero che non ti dispiaccia. Grazie

 

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